Autore: Business Coach Tiziano Fiori

Può sembrare un paradosso: una persona con grandi capacità, competenze solide e risultati concreti, che tuttavia fatica a riconoscere il proprio valore. Invece di usare il talento per generare valore, collaborazione e crescita, finisce spesso per impiegarlo come strumento di confronto, talvolta evidenziando i limiti altrui. Questo comportamento, che a prima vista può apparire come arroganza o competitività, nasconde in realtà una profonda insicurezza.
Le dinamiche interne
Chi possiede scarsa autostima tende a costruire la propria identità più su ciò che “non è” piuttosto che su ciò che “è”. L’abilità, se non integrata da un solido senso di sé, diventa un’arma difensiva: serve a confermare continuamente il proprio valore, ma solo in relazione agli altri. Questo porta a un costante bisogno di paragone, di approvazione e di riconoscimento esterno.
Dietro questo meccanismo si cela spesso una storia personale fatta di:
- Conferme condizionate (“valgo solo se eccello”);
- Modelli educativi rigidi o ipercritici, che hanno legato il valore alla performance;
- Esperienze di svalutazione o esclusione, che hanno minato la percezione del sé.

Il paradosso del talento insicuro
Quando la persona non si percepisce all’altezza, tende a vivere ogni confronto come una minaccia. Da qui il bisogno di ridurre inconsciamente l’altro, per ristabilire un equilibrio interiore. Tuttavia, questa dinamica impoverisce le relazioni, genera diffidenza e può compromettere anche i risultati professionali, poiché la collaborazione diventa una sfida anziché un’opportunità.
Interferenze e bias cognitivi
Dal punto di vista del coaching professionale, questo comportamento è sostenuto da diverse interferenze mentali e bias cognitivi:
- Bias di confronto sociale: la tendenza a valutare se stessi solo rispetto agli altri, anziché in base ai propri progressi.
- Bias di conferma: si cercano solo prove che confermino la propria inadeguatezza o, al contrario, la propria superiorità, ignorando tutto ciò che smentisce la convinzione.
- Interferenza dell’autosabotaggio: la paura di non essere all’altezza porta a boicottare relazioni o opportunità che potrebbero invece rafforzare l’autostima.
- Distorsione del valore personale: si confonde “fare” con “essere”, riducendo la propria identità alla sola prestazione.
Il coach professionista accompagna la persona in un percorso di consapevolezza e ristrutturazione cognitiva, aiutandola a spostare l’attenzione dall’esterno (comparazione) all’interno (riconoscimento). Solo così il talento diventa espressione autentica e generativa, non uno strumento di difesa.
Nella prossima pubblicazione di GPPressNews, esploreremo il tema da una prospettiva aziendale e di Business Coaching: come il talento insicuro influisce su team, leadership e performance, e come trasformarlo in una forza generativa per l’organizzazione.

Suggerimento del Business Coach Tiziano Fiori
Riscontri nell’Attività di Coaching
Spesso incontro professionisti molto competenti che vivono una costante tensione tra la voglia di emergere e la paura di non valere abbastanza. Questo conflitto interiore li porta a cercare continue conferme esterne, generando frustrazione e rapporti complessi con colleghi e collaboratori.
Le Persone Più a Rischio
Sono più esposti coloro che:
- provengono da contesti competitivi o giudicanti;
- hanno un’identità fortemente legata ai risultati;
- faticano a gestire l’errore o il fallimento.
Soluzioni Pratiche
- Allenare l’autoconsapevolezza: riconoscere i propri schemi di pensiero e i momenti in cui scatta il confronto.
- Costruire un diario dei successi: evidenziare progressi e capacità reali, non in base agli altri ma ai propri obiettivi.
- Lavorare sull’autostima di base: distinguere il valore personale dai risultati ottenuti.
- Favorire la collaborazione: cercare contesti di gruppo dove il confronto è supportivo, non competitivo.
Un’Alternativa Strategica
Trasformare la logica del confronto in logica del contributo: chiedersi “cosa posso offrire oggi?” anziché “come mi posiziono rispetto agli altri?”. Questo sposta il focus dall’ego alla crescita condivisa, rafforzando sia la fiducia personale che il valore professionale.
Come può Aiutare un Business Coach?
Un Business Coach aiuta a:
- riconoscere e valorizzare i propri talenti senza dipendere dal confronto;
- sviluppare un’autostima solida e autonoma;
- superare bias e interferenze limitanti;
- migliorare relazioni e comunicazione professionale;
costruire obiettivi di crescita coerenti con la propria identità autentica.

